La popolazione cinese vanta da sempre una cultura culinaria invidiabile, ricca e unica. La capacità di sfruttare al massimo le materie prime nazionali rende la Cina tra i Paesi più autosufficienti nel settore dell’agroalimentare. Nonostante questo aspetto, la curiosità verso prodotti dell’Occidente, spinge i cinesi a rivolgersi a diversi mercati mondiali che possano offrire loro alimenti nuovi.
La vendita dei prodotti alimentari in Cina è protetta da rigide regolamentazioni e da particolari norme igienico-sanitarie restrittive: in alcuni casi le importazioni vengono vietate nel momento in cui il Paese esportatore non fornisce le garanzie sufficienti; si tratta principalmente di alimenti di origine animale e gran parte dell’ortofrutta considerata un ottimo veicolo di fitopatogeni.
Gli scambi commerciali con la Cina sono aumentati negli ultimi anni e sono stati facilitati dalla riduzione dei dazi e dalla diffusione della GDO o grande distribuzione organizzata, dal carattere sempre più internazionale grazie alle regolamentazioni che la caratterizzano.
Gli alimenti Made in Italy più esportati all’estero
Il Made in Italy ha sicuramente conosciuto un trend in crescita negli ultimi anni; la popolazione cinese richiede sempre di più determinate categorie di prodotti alimentari di origine italiana. Il potere economico dei consumatori cinesi e quindi le loro richieste, obbliga il mercato cinese a rapportarsi necessariamente con i mercati esteri.
L’olio d’oliva è sicuramente uno dei prodotti più richiesti e l’Italia gioca un ruolo primario nella fornitura dello stesso come prodotto italiano d’eccellenza. I numerosi scandali che hanno posto l’olio extravergine d’oliva sotto una lente di ingrandimento, non ha agevolato fino ad ora la predisposizione positiva verso l’importazione in Cina del nostro olio; non a caso i controlli che la Repubblica Popolare Cinese ha imposto, hanno in qualche modo limitato lo sviluppo di uno sbocco commerciale che potrebbe rendere l’Italia il maggiore esportatore, in virtù della maggiore qualità di questo nostro prodotto alimentare.
I cinesi non hanno ancora sviluppato una vera e propria coscienza e conoscenza delle specificità dei prodotti importati ed è per questo motivo che alcuni Paesi esportatori, concorrenti dell’Italia, hanno disposto appositi enti nazionali situati in Cina, che si dedicano alla promozione dei propri prodotti alimentari: un esempio è la Francia, con il suo ufficio SOPEXA a Pechino, Shanghai e Guangzhou.
Per questo è arrivato il momento di far sentire in maniera concreta il peso e far conoscere l’eccelsa qualità dei prodotti italiani. Un altra voce che incide nel paniere dell’export italiano è quella del vino: bevanda considerata di lusso e consumata da determinate fasce della popolazione. L’Italia si aggiudica, inoltre, il primato di esportazione di prodotti relativi alla lavorazione del cioccolato verso la Cina; in soli dieci anni il consumo di cioccolatini e altri dolci simili è già raddoppiato, con un incremento nel 2015 del sette percento delle esportazioni italiane.
L’azienda che più di tutte regola il mercato interno della cioccolata in Cina è Barry Callebaut, la quale produce il miglior cioccolato belga, amatissimo dai cinesi. Questi ambasciatori del cioccolato hanno scrutato il potenziale del mercato cinese ed hanno deciso di trasferire il proprio quartier generale da Singapore in Cina, a Sozhou e ha inoltre fondato l’accademia del cioccolato.
Negli ultimi anni è stato snellito l’iter per immettere nel mercato cinese i prodotti lattiero-caseari, questo ha agevolato enormemente quelle nazioni che hanno già una grande produzione in questo settore.
Molti sono i formaggi italiani destinati all’esportazione: principalmente formaggi freschi come mozzarella e ricotta, poi anche mascarpone, crescenza, robiola, gorgonzola e pecorino. Considerata l’esiguità della produzione interna di formaggio, la domanda è soddisfatta principalmente da prodotti importati. Tra i Paesi esportatori di prodotti lattiero caseari vediamo il ruolo principale di Australia e Nuova Zelanda, seguiti da Germania e Stati Uniti, i quali hanno preso d’assalto, nel vero senso della parola, il mercato cinese e il nuovo lifestyle culinario della popolazione cinese.
Il miele è un altro prodotto molto apprezzato, che richiama le abitudini salutari della cultura cinese ed è quindi particolarmente preferito dalla popolazione come dolcificante nel tè, bevanda che sta alla base di ogni pasto.
Non meno importanti sono i prodotti alimentari per la nutrizione dei bambini; la Cina è ancora scossa da importanti scandali che si sono presentati riguardo la contaminazione di latte di origine cinese, destinato a questa importantissima fascia di consumatori. Di conseguenza, negli anni successivi si è verificata una vera e propria corsa ai prodotti importati dall’Europa e dall’Italia.
Il caffè rappresenta uno dei comparti produttivi più dinamici dell’industria alimentare italiana e questo carattere si riflette anche a livello mondiale. Il caffè espresso e le macchine per la sua preparazione vengono sempre più apprezzati dai cinesi, così come anche a livello linguistico il termine cappuccino ha acquisito un uso internazionale.
Mentre il thè appartiene alle antiche tradizioni popolari cinesi, il caffè è la novità degli anni Novanta e viene consumato da una fascia di popolazione più giovane e soprattutto nei locali delle grandi città. Infine non si può non parlare della pasta, uno dei principali punti di forza dell’export italiano: l’Italia risulta il primo fornitore di pasta della Cina. Questo prodotto straniero possiede un forte appeal agli occhi del consumatore cinese che desidera emulare, sempre di più, lo stile di vita occidentale e le sue eccellenze culinarie.